Le case tradizionali dei sobborghi e le paludi di Saint-Omer

Se si paludi audomarois è etichettato come "Uomo e Biosfera", in parte grazie alla sua ricchezza ecologica. È anche grazie agli uomini che hanno plasmato questo straordinario ambiente e contribuiscono ancora oggi alla sua conservazione, tra i quali possiamo citare, tra gli altri, i contadini e più in generale gli abitanti.

Anche se ormai è vietato edificare nelle paludi di Audomarois, e questo è un bene, continuiamo ad apprezzare le piccole parti di paludi abitate così come le periferie. Questi testimoniano una vita passata, presente e futura pur essendo una fonte inesauribile di ispirazione per i fotografi. Naturalmente, solo gli habitat tradizionali attirano le grazie di artisti e camminatori che apprezzano i paesaggi pittoreschi! Queste case tipiche tendono purtroppo a scomparire, proprio come i fienili di una volta, a favore di case più "moderne".

Soffermiamoci senza ulteriori indugi sulle varie tipologie di habitat tradizionali delle paludi dell'Audomarois. Un tesoro da preservare prima che sia troppo tardi!

Le prime case nella palude di Audomarois

In precedenza, la palude di Audomarois aveva poche abitazioni, al massimo poche casette con muri di pannocchia o pietra e tetti di paglia. Sebbene oggi pittoreschi e ricercati, questi habitat rurali hanno subito una radicale trasformazione a causa della democratizzazione nel XIX secolo dell'uso del mattone e della piastrella. Erano davvero materiali più forti e resistenti al fuoco. In questo stesso periodo le paludi e le periferie cominciarono a popolarsi in maniera considerevole. In questione ? L'istituzione della prima stazione a Saint-Omer, che ha consentito la crescita della coltivazione del cavolfiore e l'arrivo massiccio degli orticoltori (400 famiglie alla fine del XIX secolo!).

Le abitazioni differivano poi a seconda della loro ubicazione, ma rispondevano tutte a determinati vincoli, dovuti alla professione degli occupanti oltre che alle specificità dell'ambiente. Ereditiamo oggi questo patrimonio che testimonia il tempo della “corsa al cavolfiore”!

L'habitat classico della palude: il casale

Mentre i più ricchi si rivolgevano alla periferia per comodità, i lavoratori agricoli a basso reddito si stabilivano nel cuore della palude, sugli isolotti.
I più facoltosi beneficiavano infatti delle posizioni migliori: vicinanza alla fertile terra di pascoli e paludi comunali, percorsi via terra per recarsi in paese o alla stazione, vicinanza alle piazze del mercato... I più modesti dovettero accontentarsi di luoghi scomodi. In generale, possiamo stabilire, ingrandendo la linea, che i più ricchi vivevano nell'Haut-Pont, la borghesia Lyzel e i più poveri le zone paludose come le paludi basse.

Quest'ultimo optò per il casale, una casa bassa e allungata, in mattoni e sormontata da un tetto spiovente ricoperto di arcarecci fiamminghi. Le pareti lasciavano mattoni a vista o venivano imbiancate a calce mentre la base era rivestita di catrame. In riva all'acqua, un noce proteggeva con i suoi rami lo escute, allineato contro la banchina in mattoni decorata con un "pucheau" (puchoir = disegnare in volgare). Consisteva in una piccola scala prolungata da una banchina che permetteva di lavare le verdure e di attingere l'acqua per le necessità della vita quotidiana.

Il Doulac e Lyzel

Molte di queste specificità le troviamo nel Doulac ma anche e soprattutto nel sobborgo di Lyzel, lungo il suo fiume principale dove si estende un tradizionale habitat semi-raggruppato, collegato alla strada da piccoli ponti, alcuni dei quali simili a pezzi eccezionali di ferro battuto. Queste residenze hanno generalmente un unico piano oltre a una copertura su due lati e una linea di sfalci, consentendo di ottimizzare l'occupazione del sottotetto. Si tratta di una sorta di tetto in stile “Mansarda” che fornisce un pavimento abitabile e un solaio o due solai in uno.
Si noti che la strada Lyzel che porta a Clairmarais è stata resa percorribile nel 1870. Il Doulac, soprannominato il "Marabout", ospita anche una delle prime strade accessibili in auto e trattori. Era infatti necessario servire le paludi di Gilliers, Dambricourt, Baroen e Klempouck, ben prima delle operazioni di consolidamento.

Il sobborgo di Haut-Pont

Dirigiamoci ora verso la cittadina di Saint-Omer Dopo aver attraversato la rue de la Poissonnerie, che un tempo accoglieva molti ferrovieri, arriviamo al Faubourg du Haut-Pont. L'habitat, questa volta raggruppato e semiurbano, ha lasciato in passato, più che altrove, a mostrare, attraverso le dimensioni delle costruzioni, il rango sociale dei proprietari. Possiamo distinguere le case degli operai, piccole abitazioni basse, dalle case degli operatori, molto più imponenti. Queste opulente residenze hanno uno o due piani e, molto spesso, un portico oltre che un tetto a due lati, ricoperto di ardesie o tegole locali. Il portico o porte-cochère era come un ostentato segno di ricchezza. Più era grande, maggiore era il successo del proprietario negli affari!

Dietro la casa si può notare in particolare la presenza di un fienile formato da assi di legno, una stalla, un orto, una tettoia, un orto e telai per la semina… Oltre al fiume, ovviamente!

Questo patrimonio contribuisce allegramente al fascino della palude, facendone l'orgoglio del nostro territorio. Un tesoro da preservare, a rischio di modificare eccessivamente l'aspetto del luogo, già impattato da diversi decenni...

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